A causa della rettocolite ulcerosa, dal
1997 al 2010 (13 anni!), sono stato preoccupato per la mia salute. In
alcuni periodi poco, altri disperatamente. Arrivare a pesare 63 kg
avendo fino a 10 scariche di feci e sangue al giorno mi ha
inevitabilmente portato a un ricovero d’urgenza col rischio di
un’operazione di asportazione del colon. Era il 2004 e quello è stato il
periodo più duro della mia vita. Me ne sono reso conto solamente dopo, a
distanza di tempo. Duro non solo per le sofferenze, ma soprattutto
perché sentivo di aver perso ogni speranza, mi sentivo sconfitto, un
malato cronico designato, senza appello, col rischio di ben più gravi
epiloghi! Ecco, rassegnarsi è il male peggiore, non la malattia in se.
Questo ho capito nella mia vita. Nessuno può pensare di vivere senza
soffrire dalla nascita alla morte, per cui il mio impegno è diventato
quello di lottare, di non perdere mai la fiducia in un futuro migliore,
che fondamentalmente dipende solo da me.
Il
secondo elemento che ha contribuito alla mia salvezza è stato il
dubbio. Ho sempre avuto un tarlo nella mia testa: come possono avere
ragione i medici se non sono in grado di rispondere alle mie domande?
Come possono curarmi se agiscono solo sugli effetti e si dichiarano confusi sulle cause? Così è iniziata la mia avventura, che mi ha portato a
provare varie possibili soluzioni, quasi tutte fallite: agopuntura,
omeopatia, terapie sperimentali, fino ad arrivare a pratiche di dubbia
efficacia. In tutte queste esperienze ho capito una cosa importante: va
bene sperimentare, ma bisogna sempre mantenere un punto di riferimento
valido. Spesso ho fatto l’errore di abbandonare la medicina ufficiale e
affidarmi ad altre soluzioni senza sapere prima se l’alternativa sarebbe
stata valida e questo mi ha portato a subire dei danni, con
drammatiche ricadute. La medicina ufficiale, almeno nel mio caso, non
cura le cause, però fa qualcosa sugli effetti, per cui non va mai abbandonata se non si è arrivati concretamente a un’alternativa valida.
Circa
5 sedute, nelle quali l’operatore mi pose anche dei test psicologici.
Nessun miglioramento e parecchi dubbi sull’utilità di questi test.
Con
questo termine, che richiama la natura, molte persone si fanno fighe ed
è pieno di operatori che hanno fatto dei percorsi formativi decisamente
lacunosi che si propongono anche con la pretesa di “curare” malattie.
Alla fine vendono loro stesse e le "pasticchette", gli integratori e altre
diavolerie totalmente inutili (parlo per me e in riferimento a una
malattia come la rettocolite ulcerosa, non voglio offendere chi si fa le
tisane drenanti). Comunque sia, una naturopata mi disse che il problema
era il mio carattere e che dovevo andare da uno psicologo perché ero
troppo nervoso e irascibile, per cui il colon, che è il nostro secondo
cervello, soffriva di questo mio atteggiamento. Vorrei tanto incontrare
di nuovo questa "scienziata" oggi e farle notare che una persona che ha 6/8
scariche al giorno con sangue, che è malata da tempo, ed è ancor di più
stremata dal caldo, dato che in quel momento eravamo in piena estate, difficilmente potrà avere un
atteggiamento rilassato e privo di rabbia, a meno che non si chiami
Gesù Cristo e non si trovi sulla croce nell’atto di invocare il Signore
di richiamarlo a Se!
Altra
esperienza con un'erboristeria, condotta da una
coppia di coniugi, dove ho speso circa € 500 di prodotti e alimenti e,
non me lo dimenticherò mai, il marito ha usato il pendolo sulla
confezione di un mio medicinale (la mesalazina) per capire se poteva
influire negativamente sulle cure che mi stavano dando loro!!!!! Ma
all’epoca ero abbastanza disperato. Eppure, da questa gente c'è la fila fuori!
A
proposito di disperazione: ho conosciuto un medico di origini olandesi,
grande sostenitore di quel guaritore filippino che è stato beccato da
Striscia la notizia “operare” con le mani poveri disperati come me (se
non di più), che utilizzava anche lui metodi decisamente discutibili per
guarire le più svariate malattie. Tranquilli, non sono arrivato fino a
quel punto, ma mi ci sono avvicinato parecchio. Lui era molto simpatico e
quando passava per Roma mi chiamava sempre per andare a berci una
birra, che mi offriva. Io lo provocavo, dicendogli di guarirmi lì nel
pub! Non dimenticherò mai il giorno in cui l’ho conosciuto. Me lo
presentò un’amica, li ospitai a casa mia per un caffé e lui tentò di
affascinarmi col trucchetto dello zucchero. Ve lo spiego subito: la
teoria è che lo zucchero raffinato tolga energie, mentre quello di canna
no. Per cui mi fece mettere in piedi, tenendo il braccio sinistro
alzato verso l’esterno all’altezza della spalla e il destro lungo il
corpo, nella cui mano stringevo dello zucchero raffinato. A questo punto
si poggiò con una mano sulla spalla destra, dove tenevo lo zucchero, e
con l’altra mano spinse verso il basso il mio braccio sinistro,
invitandomi a resistere. Mi ricordo che mise molta forza e gli ci volle
poco per farmi cedere. Successivamente, sempre nella stessa posizione,
dovevo tenere nella mano destra dello zucchero di canna. Lui fece la
stessa prova, solo che era evidente che stava scaricando più forza sulla
spalla destra che non sul braccio da abbassare, per cui io resistetti
più a lungo e la sensazione che mi sarebbe dovuta rimanere è che fossi
più forte. Io avevo già inquadrato il personaggio e quando ero andato in
cucina a prendere lo zucchero di canna, riempii la mano sempre con
quello raffinato e tornai già col pugno chiuso. Alla fine della seconda
prova, con lui tutto soddisfatto della mia maggiore resistenza, aprii il
pugno e gli mostrai che conteneva zucchero bianco. Dopo un attimo di
esitazione scoppiammo tutti a ridere e nacque così una simpatia
reciproca (tra furbi ci si intende!) che sottintendeva un mio concetto
basilare: a me non mi freghi! Così, in una delle nostre chiacchierate,
una sera mi disse che aveva una collaboratrice che aveva fatto guarire
più di una persona semplicemente parlandoci al telefono. Tu la chiamavi e
lei ti ascoltava, dopodichè ti diceva di fare una cosa che ti avrebbe
portato a guarigione certa! E mi diede il suo numero di cellulare.
Passarono settimane e io quel numero l’avevo memorizzato sul telefonino
e mi ero persino dimenticato di averlo. In un momento difficile, nel quale la malattia si faceva
sentire senza pietà, cedetti alla debolezza. Usai la scusa della
curiosità per celare a me stesso una speranza irrazionale. Di fondo
c’era comunque il tarlo che qualcosa non andava in me, a livello
psicologico. Un pensiero ricorrente era: perché proprio io sto male?
Eppure conducevo una vita come tanti altri. Forse mi trascinavo dietro
dei traumi o dei problemi (più o meno è così per tutti, ma non tutti
sono malati, ovviamente. Ma all’epoca non ero molto lucido) e quindi,
rimuovendoli, sarei potuto guarire. Ecco, con quella esperienza riuscii a
comprendere chi e perché era caduto tra le grinfie della Wanna Marchi
di turno! Vi assicuro che la disperazione, unità alla solitudine, che
spesso ci autoinfliggiamo isolandoci, può fare brutti scherzi, anche
nelle menti più razionali.
Una
sera d’estate, verso le 9, chiamai questa donna. Le raccontai a grandi
linee di cosa soffrivo e la mia vita familiare. Ovviamente il rapporto
contrastato con mia madre venne subito individuato da lei come causa del
mio male (chi non litiga con i propri genitori?!). Per cui mi disse:
“Prendi una foto di tua madre e quando hai uno dei tuoi attacchi e devi
correre in bagno, falla lì sopra!”. Non mi vergogno a confessare
che eseguii (scusa mamma!). Presi una foto e..... Non ho mai
raccontato a nessuno questo episodio, ma credo che ora possa essere
molto utile per mettere in guardia chi è in un momento di debolezza e
cerca disperatamente aiuto. Pensate a me che la faccio sulla foto di mia
madre e cogliete l’assurdità e l’inutilità del gesto, anche alla luce
di ciò che vi racconterò più avanti e cioè di come ho risolto la mia
malattia togliendo farmaci e sintomi.
Ma
torniamo alla medicina ufficiale. Spesso ho dovuto prendere massicce
quantità di cortisone per arginare gli effetti della rettocolite
ulcerosa. Nonostante fossi già imbottito di farmaci, tra cui
l’azatioprina (un immunosoppressore, e già questa parola mi fa venire i
brividi!), che venne inserita proprio in questa fase. Ad un certo punto,
ogni volta che cominciavo a scalare il cortisone, come da protocollo
medico, i sintomi tornavano a colpirmi. Per cui il gastroenterologo mi
classificò come suo dipendente. Che bello!!! Peccato che il
cortisone non paghi stipendi e non versi contributi all’INPS!
In
quel periodo utilizzavo molto internet per le mie ricerche su cure
alternative e mi imbattei in un articolo che descriveva una cura
sperimentale con buoni risultati che prevedeva la somministrazione di
cortisone attraverso un’autotrasfusione. In sostanza, prelevavano il
sangue e lo lavoravano con un macchinario speciale, inserendo minime
dosi di cortisone all’interno dei globuli rossi, i quali, una volta
infuso di nuovo il sangue nel paziente, lo veicolavano e lo rilasciavano
nell’organismo nell’arco di 3-4 settimane. La dose era inferiore ai
10mg e, per me che ne assumevo anche 50mg al giorno, passare a meno di
10mg al mese non era male. Così mi presentai in questo ospedale, feci
una serie di colloqui e venni inserito nel programma. Devo dire che i
risultati furono soddisfacenti e così riuscii a togliere il cortisone
per bocca e a sostituirlo con questo veicolato dai globuli rossi. Il
gastroenterologo che mi seguiva non ne fu particolarmente felice, ma, in
questo caso, dall’altra parte c’era comunque una struttura ospedaliera e
dei medici gastroenterologici, per cui mi sentii in diritto di essere
io a scegliere senza la paura di camminare su un terreno pericoloso. In
più ne approfittai per eliminare l’azatioprina, che ho sempre odiato.
Devo dire che l’idea di sopprimere il mio sistema immunitario per diminuire la sua
risposta aggressiva sul mio colon non mi ha mai convinto e l’ho sempre
paragonata al sistema della chemioterapia. Meglio di niente, forse, ma
avete presente i bombardamenti su Roma da parte degli alleati? Ecco,
nonostante fosse già stata dichiarata città aperta, venne bombardata
fino alla definitiva liberazione. Avevamo i tedeschi in casa (le ulcere
nel mio colon) e gli alleati (immunosoppressori) bombardavano per
cacciarli. Ma il territorio (il mio corpo) era quello italiano!
In
questo modo passarono parecchi mesi, nei quali il mio stato di salute
era discreto (e ti credo io, col cortisone in vena!), ogni mese andavo
in ospedale a passare questa mezza giornata e a ridere e scherzare con
le “mie” simpaticissime infermiere. Ma questo “idillio” non durò a
lungo. Dopo circa 18 mesi ricominciai ad avere problemi (scariche
frequenti con presenza di sangue, questo è!) e tornai dal
gastroenterologo, dove comunque andavo con frequenza regolare per
controlli.
A questo punto il mio gastroenterologo mi convinse a tornare ad assumere l’azatioprina (gli “alleati” che ti bombardano!). Ubbidii
perché privo di alternative. Intanto il medico mi introdusse la
possibilità di provare con l’infliximab, che per usare il paragone di
prima, somiglia alla bomba atomica utilizzata per concludere la seconda
guerra mondiale!
Comunque
sia la situazione non migliorava, passando in continuazione da periodi
pessimi a periodi mediocri. Intanto le mie ricerche proseguivano
incessantemente, finché un giorno mi imbattei in un post di Grillo sul
suo sito. Parlava della storia di un ragazzo, Matteo Dall’Osso, malato
di sclerosi multipla e riuscito ad eliminare tutti i sintomi (era
arrivato alla sedia a rotelle e quasi a perdere la vista da un occhio)
seguendo una terapia di chelazione dei metalli pesanti dal corpo,
attraverso trasfusioni di EDTA e assunzione di vari integratori.
Leggendo la sua storia mi imbattei anche in quella di un ragazzo,
Riccardo, che stava seguendo la stessa via cercando di superare i
sintomi della sua rettocolite ulcerosa. Cavolo! Che fosse questa la
strada giusta? In fondo non mi sembrava tanto insensata la teoria.
Metalli pesanti che non riuscivo a espellere minavano la mia salute. Il
mio sistema immunitario reagiva a questo attacco prendendosela anche con
il mio colon, creando così una risposta autoimmune. Suonava bene!
A
questo punto scrissi un’email a Matteo e al medico di Bologna che li
seguiva entrambi. In quel periodo la mia malattia era attiva e così il
medico di Bologna mi rispose che non potevo iniziare la terapia, se non
in una fase di remissione. Che sfiga! E adesso? Nella stessa email mi
parlò di omega 3 ad alto dosaggio. E che roba è?! Così feci alcune
ricerche su internet e gli risposi inviandogli un link di un articolo
che sostanzialmente non parlava bene di questi omega 3. La sua risposta
fu semplice e senza la presunzione di avere la verità in tasca, ma solo di
stimolare la mia curiosità: “Può
leggere il libro di Barry Sears "La Zona Omega 3 Rx”. La Terapia
Chelante nella RCU va iniziata in fase di quiescenza e quando non c'è
sangue occulto nelle feci!”. Ok doc, affare fatto!
Una
settimana dopo avevo già letto 3 libri di Barry Sears ed ero così pieno
di entusiasmo che non potei trattenermi dal cominciare a seguirne i
consigli dietetici! Nel frattempo, le coincidenze della vita, la mia
compagna rivide una sua vecchia conoscenza, un uomo trasformato da un
semplice cambio di alimentazione. Dal tipo paffutello e un po’ spento
che avevano tutti in mente, era diventato asciutto e in forma. Uno
sguardo più vispo, la pelle luminosa ed energie dalla mattina alla sera!
“Ma che hai fatto?”, gli chiese la mia compagna. “Ho iniziato la Zona”,
rispose lui. Ma era proprio il regime alimentare di Barry Sears! Così
si fece dare il numero del medico di Brescia che lo seguiva e io, a sole
2 settimane dalla risposta via email del medico di Bologna, ero nello
studio del dottore di Brescia, il mio salvatore!!!
Quando
arrivai nello studio del medico era già una settimana che avevo
cominciato la Zona con il “fai da te”. In quella sede, dopo una visita e
circa 3 ore di corso insieme ad altre persone, capii come aggiustare il
tiro e tante altre cose. Da sottolineare il fatto che stavo vivendo un
periodo in cui il mio stato di salute era precario, anche se non grave.
Fatto sta che me ne tornai a casa pieno di entusiasmo e con quella punta
di sano scetticismo che mi spingeva a mantenere comunque un dubbio
critico, soprattutto dopo che il medico mi disse: “Non ti preoccupare,
sono sicuro che ci sentiremo entro un mese e mi dirai che stai meglio”.
“Sono
sicuro”??? Avevo sentito bene??? E chi gliela dava tutta questa
sicurezza? Erano 12 anni che cercavo una spiegazione e, soprattutto, un
modo per non stare più male e adesso questo signore è sicuro che
migliorerò! Fatto sta che in me sentivo una carica energetica
impressionante, mai provata prima, neanche dopo le autotrasfusioni con
il cortisone, tanto da spingermi, nel viaggio di ritorno in treno, a
fare avanti e indietro tra le carrozze e, addirittura, andare in fondo
all’ultima per sfogarmi con delle flessioni. Io che facevo flessioni!!!
In treno, di sera, al ritorno da una giornata impegnativa e con la
stanchezza cronica che spesso ha caratterizzato le mie giornate?!
A
questo punto ho fatto la più grande stronzata che potevo fare. Tanto
era l’entusiasmo e tanta era la mia esasperazione per cure, farmaci e,
soprattuto, clismi notturni, che mi misi in testa di fare un passo da
gigante, rivelatosi poi sbagliato ed enormemente dannoso per la mia
salute. Riporto cosa scrissi la notte del mio rientro a casa, 6 ottobre
2009, ore 4,45: “Sono
sveglio dalle 3. Ho passato quasi un'ora in bagno. Ora ho bevuto un
bicchiere di latte e mi sono rimesso a letto. Ho fatto molto sangue,
diarrea e, verso la fine, un po' di feci meno liquide. Ho provato dei
dolori e delle fitte molto intensi, sembrava quasi un travaglio! Adesso
sento il mio intestino leggermente più rilassato, anche se comunque
affaticato. La lingua ha un bell'aspetto, nonostante tutto e
diversamente dal solito. Mi sento in forze. Questo mi stupisce molto,
dato che, viste le mie condizioni attuali, dovrei strisciare come un
moribondo e sentirmi uno straccio. Ieri lunedì 5 ottobre 2009 era il
primo giorno ufficiale di inizio alimentazione in Zona, anche se erano
già 7 giorni che avevo cominciato col 'fai da te'. Da ieri sera ho
smesso tutte le medicine. Oggi a colazione prenderò i primi omega3rx. Il
dottore mi ha detto di cominciare con 2,5g al giorno e, dopo una
settimana, di passare a 5g, ma io ho deciso di cominciare subito con 5,
mi sento veramente in necessità di un efficace antinfiammatorio! Ora
provo a dormire un altro po'. Buonanotte.”
Ecco
quà, un vero cretino! Comprensibile, ma veramente sciocco.
Sostanzialmente ho fatto totalmente di testa mia. Addio alla medicina
ufficiale e mia interpretazione di quella “alternativa”. Le conseguenze?
In 3 settimane sono peggiorato in modo pericoloso, ho vissuto 2 mesi
atroci, nei quali ho rischiato un ricovero d’urgenza e ho passato circa
un mese a casa in malattia! Geniale, eh?!
Inutile
dire che quando il mio medico di Brescia è venuto a conoscenza della
mia mossa si è incazzato parecchio (e come dargli torto?), per cui ho
dovuto riprendere tutte le mie vecchie medicine con gli interessi, in
accordo col gastroenterologo di Roma, così le dosi di cortisone
somministrate furono massime, circa 50mg al giorno, e i clismi con
cortisone dentro furono inizialmente 2 al giorno. Yuhhhuuuuu!!!
La
mia mancanza di pazienza iniziale mi è costata cara, per cui ho dovuto
ricominciare quasi da capo e ho vissuto giorni di puro terrore.
A
questo punto, tornato dal mio medico a Brescia, stabilimmo un piano da
seguire, nel quale, comunque sia, io volevo arrivare a togliere tutti i
farmaci. Lui, giustamente, non è che poteva obbligarmi a prenderli, per
cui mi ha detto una cosa molto semplice e cioè di non scalare neanche
1mg di nulla se prima non mi fossi stabilizzato fino al punto di veder
sparire il sangue dalle feci e di proseguire seguendo un criterio
ragionevole, cioè scalare in modo graduale un farmaco per volta di
settimana in settimana, ma solo se continuavo a rimanere stabile, nel
caso di peggioramenti chiamare il gastroenterologo e riprendere la
terapia secondo le sue indicazioni.
Sono
sincero, in quei giorni continuavo ad essere speranzoso, ma anche molto
scoraggiato. Mi ero proprio dato la zappa sui piedi! In quel periodo
andai anche in ospedale dal gastroenterologo a fare una visita che si
era preannunciata urgente, visto il mio stato di salute, nella quale
mentii spudoratamente. In fondo a me stesso ci credevo davvero tanto
alla soluzione alimentare correlata all’assunzione di alte dosi di
omega3, per cui non gliene volevo ancora parlare. Avrebbe facilmente
potuto dirmi che la mia condizione era la dimostrazione che non
funzionava. Con, in più, l’aggravante di togliere tutti i farmaci dalla
notte al giorno e senza consultarlo? No, era troppo. Per cui mi inventai
che ero andato in vacanza tre settimane all’estero e mi ero dimenticato
la borsa con i farmaci a casa.
Nota:
vi consiglio vivamente di seguire la mia stessa strada, quella che vi
descriverò più avanti, ma, per carità, usate un maggiore buonsenso,
siate intelligenti nell’agire e, soprattutto, abbiate più pazienza di
me!
Fu
in quella visita che mi propose di iniziare il temibilissimo Infliximab! Cavolo,
continuavo a sentire la terra che mi si sbriciolava sotto i piedi e che
una crepa sempre più grande si stava aprendo, nella quale rischiavo di
sprofondare. L’infliximab sarebbe, più o meno, l’ultima spiaggia. Nel
senso che se non funziona neanche quello, allora si va sotto i ferri.
ZAC!
Me
ne andai con la coda tra le gambe, ma ancora deciso e battagliero. Da
quel momento in poi ci vollero alcuni mesi per scalare tutti i farmaci,
ma se li stavo scalando significava che mi ero stabilizzato e, in più,
continuavo a togliere un pezzetto di settimana in settimana. Adesso,
ditemi se stavo vivendo un miracolo oppure no!? Ma quale
miracolo! Era semplicemente logico quello che stava succedendo. Che
senso poteva avere venire da un periodo di grave ricaduta, stabilizzarsi
con i farmaci e poi continuare a stare bene nonostante li stessi
scalando?
A
Brescia andai altre tre volte in quei mesi, ogni volta felice di
rivedere il mio dottore e di mostrare dei lenti ma inesorabili
miglioramenti. Aggiustammo il tiro su alcuni alimenti, nello specifico
eliminai le solanacee (patate, pomodori, peperoni, melanzane, ecc.),
dato che continuavo ad avere delle scariche frequenti, senza sangue,
molto fastidiose. E infatti, dopo un paio di settimane, la situazione
migliorò. Ma tu dimmi quanto è importante ciò che mangiamo! Fino a che
punto abbia a che fare con la nostra condizione fisica!
Ogni
cosa si stava rimettendo al suo posto e la fatidica frase del dottore
di Brescia (“vedrai che ci sentiremo presto e mi dirai che stai meglio”)
si stava avverando (certo, se non avessi fatto solo di testa mia,
sarebbe accaduto nei tempi previsti, ma ormai chi se ne frega!!!).
Ricapitolando:
da alcuni mesi seguivo un’alimentazione pro Zona, nel mio caso
ristretta (semplicemente perché non tutti possiamo mangiare tutto, è
chiaro ‘stu fatto?! Mettetevi l’anima in pace, non siamo noi a decidere,
ma la natura, il nostro DNA e alcuni fattori ambientali), il tutto con
il fondamentale supporto di alte dosi di omega3 concentrato e purificato
(10g al giorno).
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno XXXIV, 139)
Lo
posso tranquillamente dire! Così mi sono sentito anch’io il giorno in
cui ho preso l’ultima compressa dell’ultimo farmaco che avevo
pazientemente scalato in quei mesi. RINATO!
Per
concludere ed essere il più possibile chiari, almeno in questo breve
riassunto della mia vita, perché poi approfondiremo tanti argomenti
interessanti (non vi libererete facilmente di me!), la chiave di lettura
per una vita sana e il più possibile lunga è: NOI SIAMO CIO’ CHE MANGIAMO!
In questo concetto bisogna tener conto:
degli alimenti che mettiamo nel nostro corpo;
di come li associamo tra di loro;
della quantità di acqua che beviamo.
Per
quanto riguarda il primo punto, fondamentalmente c’è da sapere che una
monoposto di Formula1, e ognuno di noi lo è potenzialmente dalla
nascita, per andare alla grande deve essere rifornita con la benzina
giusta. Altri tipi di carburante o la rallentano o la bloccano. La
nostra benzina ideale è data da:
proteine di origine animale (carni magre, pesce, poche uova),
carboidrati a basso carico glicemico (frutta e verdura),
grassi (monoinsaturi come l’olio extra vergine d’oliva, le noci, le mandorle, le nocciole, ecc., polinsaturi come gli omega3 per bilanciare l’assunzione di omega6 sempre troppo presenti negli alimenti di oggi e saturi
come l’acido stearico che troviamo nelle carni degli animali selvatici
ricchi anche di omega3, ma non in quelli di allevamento ricchi invece di
omega6, dove purtroppo abbondano i grassi saturi più dannosi come
l’acido laurico, l’acido miristico e l’acido palmitico).
Ma
sappiamo benissimo che intorno a noi ci sono tante tentazioni e che
esistono cibi in grado di darci un appagamento psicologico incredibile.
Ottimo! Vi dico che, dopo un solo mese di alimentazione corretta, la
vostra dipendenza (già già, è proprio una dipendenza, come le droghe,
ve lo assicuro per esperienza diretta e tante altre indirette!) nei
confronti di pane, pasta, riso, polenta, dolci, pizza, biscotti,
marmellate, ecc., ecc. sarà sparita e passerete davanti al bar che
espone un fantastico maritozzo con la panna (a questo proposito vi
suggerisco il video di Gioele Dix che
prende in giro i cosiddetti salutisti, è esilarante!), o quel che
preferite voi, snobbandolo con una nonchalance inimmaginabile (detto da
me che mi facevo fuori i cabaret di pasticcini alle feste!).
Per cui, passiamo ai cibi che rallentano la nostra monoposto:
tutti i prodotti caseari (formaggio, parmigiano, latte, yogurt, ecc.),
le carni grasse di animali allevati
(pensate che in 100g di bistecca da allevamento ci sono 9,1g di grassi,
mentre nella stessa quantità di carne di bisonte solo 0,9g! E non
perché i bisonti vanno in palestra, ma grazie a ciò che mangiano.
Pensate che i bovini da allevamento crescono coi cereali!!! Erbivori che
mangiano cereali! Tutto per farli ingrassare prima, appunto ingrassare e
non crescere di peso, e poterli macellare in tempi brevi, anche perché
se passa troppo tempo muoiono per una serie di malattie legate alla loro
cattiva alimentazione, come noi! Stesso discorso vale per i pesci da
allevamento, come le trote e i salmoni, imbottiti di farmaci. Pensate
nelle mani di chi siamo! Scusate la parentesi infinita. La chiudo
chiedendovi di ricordarmi, se vi interessa, di parlarvi delle frequenti
ondate di E.coli killer, le ultime in Germania legate ai germogli di
soia),
tutti i cereali
(grano, riso, mais, orzo, farro, ecc. Fa eccezione l’avena per il fatto
che ha un carico glicemico basso, ma rimane nel gruppo per altri
aspetti che caratterizzano tutti i cereali in generale, relativamente
alle implicazioni che danno al nostro organismo in seguito alla loro
assunzione),
tutti gli zuccheri raffinati e i dolcificanti,
il sale (tranquilli, io non mangio sciapo!),
tutti i succhi di frutta, le bibite in lattina, gomme, caramelle, ecc.
Infine,
cosa può bloccare la vostra formidabile macchina? Semplicemente il
fatto che gli alimenti che ho elencato nel gruppo precedente facciano
parte della vostra quotidianità, invece di essere una rarità.
Inutile
dire che, chi mangia senza seguire un criterio sano e non ha problemi
di salute, se ne fregherà altamente di questo blog e, anzi, cercherà
anche di boicottarlo (mette in pericolo la sua dipendenza da certi
alimenti). Però gli consiglio comunque di darci un’occhiata, almeno è
consapevole. Anche perché i cosiddetti mali stagionali sono noti pure a
lui. Poi per me che avevo i problemi di salute che sapete, erano sempre
in agguato. Ora non fanno più parte della mia vita e, se mi capita un
raffreddore, in 2 giorni è sparito e non mi atterra come faceva prima.
Per
tutti coloro che, invece, hanno dei problemi di salute, più o meno
gravi, di QUALUNQUE natura, non aspettate altro tempo a mettervi in
salvo! Come avete capito, NON abbandonate mai le vostre attuali cure e
rivolgetevi a un medico zonista (serio!) per imparare a mangiare nel
modo corretto. Lo so, molti di voi penseranno che sanno già qual’è il
modo corretto. Purtroppo c’è troppa ideologia e molta disinformazione in
giro (io ero uno di questi) e questo atteggiamento fa molto comodo a
chi vuole un’opinione pubblica spaccata e bisognosa di essere
indirizzata seguendo la pancia invece della testa (a chi fa comodo?
Multinazionali agroalimentari e farmaceutiche in testa. Per la mia
esperienza personale posso dire che le prime hanno contribuito a un mio
stato di salute pessimo, mentre le seconde si sono preoccupate di
tenermi in vita, ma in uno stato di malattia cronica. Un perfetto
consumatore consumato!).
Per
quanto riguarda il secondo punto, come associare i cibi, a grandi
linee sappiate che proteine, carboidrati e grassi vanno assunti a ogni
pasto (3 al giorno) e spuntino (2/3 al giorno) insieme. Non li
dissociate mai. Solo questo vi garantirà di rimanere nella corretta Zona
ormonale. Già, perché la base di questa alimentazione è proprio il
controllo ormonale attraverso il cibo. Fare in modo che insulina e
glucacone si trovino in un equilibrio il più possibile favorevole al
nostro corpo.
Infine,
il terzo punto riguarda l’acqua. Se avete un po’ di pazienza, tra
qualche tempo condividerò con voi un articolo molto interessante
sulle acque minerali. Per ora mi limito a dirvi che, se è potabile, la
vostra acqua del rubinetto va benissimo, volendo anche filtrata con le
attuali caraffe in commercio. Comunque sia, il punto importante è che se
non bevete almeno 2 litri d’acqua al giorno (3 quando vi allenate)
state facendo un gran bel danno al vostro corpo e, anche mangiando in
Zona, state dando un duro colpo al vostro lavoro. Senza la giusta
quantità di acqua non potete espellere le tossine accumulate, le vostre
cellule faticano a fare il loro lavoro e subirete una serie di
conseguenze negative sulla vostra energia, idratazione, lucidità, ecc.
Per onestà intellettuale è mio dovere farvi sapere che il mio personale percorso nasce con Barry Sears e sta proseguendo anche con altri ricercatori, come Loren Cordain o Robb Wolf. Il mio approccio critico è sempre presente e sono perfettamente consapevole del fatto che nel "mondo delle diete" girano veramente tanti soldi e interessi inimmaginabili. Non si tratta solo delle vendite dei libri e di chi sponsorizza integratori o piatti pronti, ma soprattutto della pressione che le multinazionali, attualmente padrone del mercato, attuano nei confronti dei "nuovi arrivati". Ho personalmente letto studi e ricerche pubblicate su riviste riconosciute dalla comunità scientifica che ribalterebbero l'attuale approccio alimentare, come d'altronde vi sto comunicando anche io con questo blog. Stiamo parlando di salute pubblica! Se gli organi di informazione ufficiali non fossero largamente sovvenzionati dall'industria agroalimentare e farmaceutica attraverso gli spazi pubblicitari e questi ultimi dessero il giusto risalto alla verità su ciò che mangiamo, avverrebbe una vera e propria rivoluzione, non solo degli usi e costumi, ma della qualità della vita di milioni di persone. Ma questo sarebbe a discapito di chi oggi ottieni formidabili guadagni e un immenso potere. Per cui vi invito a seguirmi (spero di riuscire a viaggiare sulla media di almeno 2 post al mese, il tempo a disposizione è, purtroppo, limitato!) sia su questo blog, sia su Facebook e Google+.
Per concludere, se state male (ma anche bene!), pure se soffrite solo di ricorrenti raffreddori, datevi una possibilità: 1 mese!
In un solo mese sentirete i primi cambiamenti, talmente incredibili da
convincervi ad andare avanti e a non fermarvi più (per la mia esperienza
personale questo succede a 9 persone su 10, ma io, con le mie poche
conoscenze, non faccio statistica, per adesso!). D’altronde, ragionate,
mangiare bene non potrà che darvi dei vantaggi e, se vi farà guarire o
diminuire l’assunzione dei farmaci oppure anche solo farvi sentire bene non
potendoli interrompere, cosa vi è costato? Il nostro
corpo è una macchina perfetta, dategli la possibilità di risvegliarsi.
Per un mese mangiate carni magre, frutta, verdura e i grassi giusti,
bilanciate nel modo corretto e con la giusta frequenza nell’arco della
giornata (per questo fatevi aiutare da un medico zonista!) e anche voi,
come è stato per me e per Dante:
“...uscirete a riveder le stelle!”