Alcuni chiarimenti sul protocollo Coimbra in Italia sono assolutamente d'obbligo, arrivati a questo punto.
I motivi per cui ho fatto 20.000 km per andare in Brasile, sono i seguenti:
- per me stesso e la mia salute;
- intervistare il Dr. Coimbra per far conoscere il suo protocollo in Italia (e non solo);
- stabilire un contatto e una collaborazione direttamente con lui per tenere fuori gioco gli SQUALI.
Dato che non vengo dalla "montagna del sapone", so benissimo quanto tutto questo discorso di curare le persone con malattie autoimmuni sia appetibile per medici e cliniche private. Ma il problema di queste persone è che dall'altra parte dell'oceano c'è un medico che non ama le speculazioni sul suo lavoro e che è disponibile a insegnare il suo protocollo ad altri professionisti in modo gratuito, ma SOLO se ha la garanzia che si terranno una serie di comportamenti.
Quindi, il mio ruolo è quello di fare da filtro e di garantire un certo approccio futuro, in difesa dei pazienti e del protocollo stesso.
Aggiungo che il Dr. Coimbra è letteralmente sommerso di lavoro, per cui ricevere continui stimoli da diverse persone non è affatto costruttivo. Lo so che in Italia è difficile fare le cose fatte bene e con ordine, soprattutto è lontano dalla nostra cultura il concetto di collaborazione e solidarietà, ma è proprio qui che c'è il nodo. O chiamatela barriera, se preferite. Saremo noi pazienti a difenderci e a proteggere il lavoro di Coimbra, qualunque interferenza non è gradita. Questa volta, ed è qui il cambiamento, i malati devono poter avere il potere di scegliere e di allontanare o non far avvicinare chi si vuole approfittare della loro condizione di salute per specularci sopra.
Per cui, come ho già pubblicato sul video dell'intervista a Coimbra, c'è un indirizzo email dedicato ai professionisti interessati al protocollo, da contattare per avere informazioni: coimbraprotocol@leonardorubini.org
E' inutile scrivere direttamente a Coimbra, per chi ha avuto il suo indirizzo email in qualsiasi modo. Ed è inutile anche per i pazienti che volessero andare da lui, perché purtroppo ha l'agenda totalmente piena e non ha più spazio per nuovi pazienti stranieri. Ho provato in tutti i modi a prendere appuntamenti per alcuni di voi, ma non c'è stato modo.
Detto questo, dopo questo chiarimento, ognuno è libero di fare come crede, ma anche io mi comporterò di conseguenza. Chi decide di scavalcare i pazienti che stanno lavorando a questo progetto, verrà fatto fuori da qualsiasi futura iniziativa.
Buon lavoro a tutti.
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